Più tardi, seduti vicini intorno alla grande tavola comune,ci accorgeremo ridendo di non esserci nemmeno presentati, di non esserci scambiati una sola parola che avesse un qualcosa di personale.
Solo allora vedrò il suo volto sorridere, svelandomi la sua nazionalità cubana, il confidare di essere un uomo di chiesa. Un predicatore vagabondo e solitario per le vie del mondo che più predilige.
E la nave continua a percorrere tratti di mare, imperterrita e ostinata. Finché, tutti in contemporanea, vediamo apparire allorizzonte una striscia nera.
Terra mi viene di gridare! Ma lo tengo per me.
E allora accadde un fatto strano, ci raggruppammo tutti sullo stesso angolo del ponte come per assicurarci che fosse Terra davvero, come se ci fossimo sentiti perduti nelle tre ore trascorse a percorrere solo tratti di cielo e di mare.
E ci prende una gran gioia collettiva. Finché apparve un' isola in tutto il suo insieme, e poi un'altra ed un'altra ancora. Adesso navighiamo tra gli atolli, uno a destra, laltro allineato.
E il capitano Thai, tra noi, ad elencare le montagne galleggianti puntando su esse il dito:
Numero uno Koh Huuyong, numero due Kok Payang, numero tre Ko payan e poi 4 e 5 e così via. Tutte le isole hanno un nome, ma gli skipper locali preferiscono definirle con i numeri contando fino a nove. Sono infatti nove le isole delle Similan e il loro termine deriva dal maltese Sembilan che vuole dire appunto nove.
In tempi recenti stato creato un parco naturale, sull'isola numero quattro, Ko Miang.
Qui c'é l'unica attrezzatura con bungalow e un ristorante. L'unica costruzione privata presente nell'isola un cottage di legno mimetizzato nella fitta vegetazione tropicale, ed il rifugio del Sovrano Thailandese e quando lui presente nessuno pu approdare sull'isola.
E' anche l'unica isola abitata tutto l'anno, da guardiani e considerata parco nazionale e marino, insieme a tutta la zona estesa fino alle isole di Surin.
La nostra sarà una qualsiasi tra loro, chiamata forse otto o forse cinque chissà. Puntiamo dritto su di lei lasciando le altre alla loro inconsapevole solitudine.
Non è tra le pi grandi, ci dice ancora il Capitano, ma tipica e, dove i fondali sono stupefacenti e già visibili nella loro ricca vitalità subacquea a pochi centimetri sottacqua.
Il gruppo di giapponesi appassionato di nuoto subacqueo , ne stà parlando da ore. Tra di noi per ci sono due ragazzi , io e Walter e forse qualcun altro che farà solo snorkelling.

A me piace molto nuotare e curiosare e mi peserà molto il non poter accarezzare i pesci, magari grattar loro la pancia così come faccio con i vari gatti e cani che incontro sul mio cammino quando mi trovo a casa.
Ed eccola grande e ferma davanti a noi Elephant Rock.
Si vedono benissimo intagliate sotto il sole ormai bruciante le enormi rocce levigate. Una di esse, grandissima ne porta un'altra appoggiata sulla cima, assestante che pare tenersi in bilico per cercare di non cadere. Questo il motivo del suo nome Elephant rock. Con un poco di fantasia può sembrare infatti una testa di pietra posata sopra un corpo enorme di pietra anch'esso. Aggiungendo altra fantasia potrebbe aparire una testa di elefante davvero!
La nave si fermata completamente adesso, la stanno ancorando sul fondo, al largo, mentre il gommone viene lasciato scivolare su un mare che pare una tavola in leggerissimo movimento.
Carichiamo ancora, borse con abbronzanti in quantità, pinne e occhiali da sole e da sub. Io, malgrado le proteste del compagno della mia vita, includo bloc notes e la penna.
"Ma che ci fai? Mica ti metterai a scrivere no?" Certamente no, non mi metterò a scrivere passeggiando con lo sguardo sul fondo marino, ma potrei chissà, forse mandare un messaggio a qualcuno dentro una lattina vuota tanto per sognare, per immaginare ad una sirena curiosa pronta a raccoglierlo!
Ed ecco i nostri corpi appoggiati con i piedi su una spiaggetta assolutamente deserta di un isola sconosciuta.
Guardo le mie orme ferire la sabbia fragile e tenera come borotalco, e cerco di non far pesare la mia persona sulla fragilità della natura. Borse, asciugamani presto si sparpagliano mentre gioiosi riempiamo laria di grida per buttarci tutti tra i flutti sparpagliandoci.
Mentre la scialuppa parte con i giap per un luogo dallaltra parte dell'isola dove le rocce sprofondano dritte nel mare.
Walter mi sta vicino per un po' , poi mi pianta nella mia incertezza e si lascia trasportare lontano dalle sue pinne veloci. Io me la prendo comoda, immergo la testa e già i primi pesci pagliaccio mi fanno "ciao ciao!"
Che bello!
Non possibile, non posso crederci. Sembra un giardino la sotto, un parco dove nuotano i più svariati colori che colori non sono ma creature vere, che vivono che palpitano.
Sorrido, con la pancia immersa sott'acqua, dal piacere, dalla gioia e dallo stupore. Sotto di me subito venti e forse trenta metri d'acqua eppure tutto così chiaro.
Pare un parco marino in un acquario speciale. Ecco una testuggine che avanza tranquilla, e branchi di pesci multiformi, e gruppi di coralli abitati. Due mante paiono sfiorarmi e piccoli e grandi pesci di ogni specie passeggiano a gruppi ignorando i miei piedi, eppure paiono toccarmi per quanto mi appaiono vicini.
Intanto mi allontano dalla riva e sotto la mia maschera si formano dei canyon di roccia, veri labirinti calcarei sopra i quali sento il mio corpo scivolare.
Non alzo nemmeno la testa per controllare di quanto mi sono allontanata dalla riva per quanto sono affascinata da un mondo così inconcepibile persino nel pi bello dei sogni.
Credo sia passata pi di un'ora, così per me e per gli altri, prima di ritornare a riva e stenderci felici e spossati su una sabbia tiepida, all'ombra di rocce formate da pietre levigate dalle acque, dall'eternità del tempo passata su di loro.
A riva ci ritroviamo in gruppo e aspettiamo di riunirci con i giap prima di risalire a bordo. E quasi l'ora del tramonto ormai. Nessuno parla, nessuno commenta.
E come si fa a commentare lo stupore?
Qualcuno accenna, a piedi nudi, qualche passo verso linterno dell'isola. Una folta vegetazione che pare immobile, ma nel suo silenzio, se si sa ascoltare si udranno mille sussurri, mille voci di creature terrestri nascoste nella fitta giungla che ricopre lintera isola solitaria. Loro ne sono ipadroni e si domanderanno chi questo gruppo di marziani approdato dallo spazio arrivando dal mare, che sta invadendo il loro territorio.
Mi piacerebbe passare la notte sulla spiaggia. Cerco di lanciare l'idea, di convincere un nostro accompagnatore thai.
"Troppi pericoli dalla giungla" dice. Rettili a voi sconosciuti, serpenti e granchi e scimmie dispettose!
Prendo il quaderno e scrivo
"Quanto mi piacerebbe fermarmi qui sulla spiaggia questa notte!"
Arrivano i giap con la scialuppa che viene a riprendere anche noi, sottraendoci dal paradiso terrestre
e riportandondoci a bordo di un albergo galleggiante. Che peccato! Come si fa a lasciare il Paradiso?
>A bordo ancora bagnati, con i capelli intrisi di salsedine, noi non ci staccavamo dal ponte, mentre gi l'equipaggio ci stà preparando una cena pi che pretenziosa, oltre che per la qualità anche per la ricerca nella presentazione dei piatti.
Una usanza elegante e raffinata tipicamente tailandese.
Un altro miracolo si stà svolgendo davanti ai nostri occhi.
Il rito del tramonto con la sua danza a ritmo diverso da quella dell'alba, ma pur sempre ricca di mille fuochi che balla per noi, con tutte le gradazioni di speciali abiti celestiali dai molteplici colori
Il tramonto dura poco in Oriente, Ti siedi, il tempo di fumare una sigaretta ed gi buio. Quindi stringi il momento bello , assorbilo dentro l'anima perché presto sarà solo un ricordo!

Il restante della serata passata in allegra baldoria tipo occidentale, ci siamo persino messi un abituccio noi , noi signore, dopo una doccia ristoratrice.
Quando le abitudine sono così radicate, con il trascorrere degli anni, difficile di metterle da parte, anche se ci si trova nell'isola più sperduta del mondo.
Uno dei ragazzi ha tirato fuori magicamente una chitarra. Stranamente non avevo notato l'avesse con lui quando tante, troppe ore prima, avevamo preso possesso della nave. E Walter l'ha subito sequestrata, suonandovi sopra meglio che potesse, con il non idoneo arnese un suo pezzo di bravura chiamando laggiù, nel lontano Sud Est Asiatico , persino l'anima di un insuperabile J.S.Bach.
E quando tutti ci ritiriamo, ognuno nella propria cabina per trascorrere qualche ora di riposo, mi ricordo di soffrire di mal di mare. Sento la nave oscillare nel silenzio come un pendolo, dal ritmo costante e lento


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