Ho indossato i miei vecchi blue jeans, la maglietta più lisa e più cara, le scarpe da tennis larghe e comode. Ho legato i miei capelli a coda. Ho infilato gli occhiali neri....e mi sono incamminata.

Questa volta ho scelto il ciglio della ferrovia, le spalle rivolte verso Roma. Sono in campagna e non c'è nessuno qui.
I binari non hanno niente da dire, sono solo pezzi di metallo posti in una striscia sterrata tra rovi e sterpi.
Forse anch'io non ho niente da dire e molto da pensare. I pensieri sono fini a se stessi? E che importanza ha. Sono passati da qualche parte come l'elettricità, come il profumo.

La prima persona che mi viene in mente é; Robin. Il mio Robin. Lui sognava sempre i treni...
In giovanissima età aveva visitato mezzo mondo attaccato alla mia mano.
L'aereo era la sua casa, le auto, i pulman, le corriere o le limousine i suoi mezzi di trasporto. La moto rossa la sua gioia e i treni i suoi sogni!

Sogni che si realizzarono per lui a Mosca. Scegliemmo il più bello per questo primo viaggio suo. Rosso, il colore da lui preferito.Aerodinamico come forma, veloce come la giovinezza, la vita.
Ci portò a Leningrado quel treno...I vagoni erano più larghi dei convogli italiani e di conseguenze le rotaie maggiormente distanziate tra loro. Treni che non avrebbero dunque mai potuto viaggiare su rotaieeuropee.
All'andata ci destinarono uno scompartimento con quattro posti.
Noi eravamo in tre. Il quarto passeggero, un venditore di commercio molto loquace.
Trascorremmo gran parte della notte a parlare con lui. W. con il suo russo scolastico, io usando un francese rallentato per farmi capire e Robin poneva domande gesticolando, bravissimo com'era nella mimica.
Il venditore rispondeva a tutto, generoso nel regalarci informazioni sull'allora Repubblica Sovietica.
Le cuccette si presentavano come veri e propri letti con tanto di lenzuola fresche e soffici coperte.
Correva quasi insonorizzato quel treno attraversando gli Urali, mentre una "hostess" andava avanti ed indietro per il vagone offrendo the caldo in splendidi boccali poggiati su supporti d'argento.
Al nostro arrivo a Leningrado, il commerciante si accomiatò rivolgendoci la sua unica domanda su Roma:
"C'é ancora la mostra delle azzalée in primavera sulla Scalinata di Trinità dei Monti?".
Il nostro piccolo non l'aveva mai vista quella mostra, ma giurò di andarla a visitare la primavera succcessiva anche per lui.

Sorrido a quel ricordo e cammino più veloce adesso, avventurandomi sulle rotaie, giocando...un piede su, l'altro giù e poi apro le braccia e cerco di camminare in bilico un piede avanti all'altro.
Scherzo con me stessa e mi ipnotizzo sulla monotonia dei binari.

E penso ad altri treni, quelli della mia infanzia che mi portavano avanti ed indietro tra la Svizzera e l'Italia. Erano delle terze classi all'inizio di quei viaggi, panche di legno in scompartimenti puzzolenti, sei o sette persone con i sederi che si toccavano.
Ho poi viaggiato con tante persone diverse,in situazioni diverse, come differenti erano gli stati d'animo che incominciavo ad analizzare.
All'inizio ero accudita da sconosciuti passeggeri...Mi è andata sempre bene.Nessuno ha mai approffittato di me bambina. Più grandicella imparai a sfoderare le unghie e denti in caso di necessità.
Qualche volta ne ho avuto bisogno. Finché anch'io sono diventata passeggera di soli aerei e le distanze da percorrere sono divenute più lunghe, sempre di più e i viaggi piacevoli e persino meravigliosi.

Oggi ho nostalgia dei binari e del suono sempre uguale dei convogli: "Batum! Batum! batum!".
Voglio essere io vagone, io treno, io a deciderne il ritmo e la velocità. Scegliere i compagni di percorso e farli scendere o salire in questa o quella fermata immaginaria.
Un lungo percorso attraverso le stagioni e il tempo con il solo bagaglio dei vestiti che indosso. La sola ricchezze delle mie scarpe robuste che ora mi fanno avanzare ancora e ancora. Desidero inventare i rumori, immaginare i profumi, costruirmi gli scenari, sentire voci e canzoni!

E' scesa la sera. Mi rendo conto di essermi allontanata molto da casa, troppo...forse non esisterà già più la mia casa.
Strano. Non ho visto nè sentito treni veri lungo il percorso, nè in un senso nè nell'altro delle rotaie.
I piedi mi fanno male, le ossa sono intorpidite, il viso brucia...Si sta alzando la luna....E' ora di riposare!




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