C'era un gran cartello "vendesi" attaccato, con il fil di ferro, al cancello d'entrata alla proprietà. Stavamo cercando casa.Avevamo preso un appuntamento telefonico con il proprietario di quel luogo ma, a causa della difficoltà per raggiungere un posto a noi ancora sconosciuto eravamo giunti con molto ritardo. Mi arrampicai sul muretto di cinta, ricordo, per guardare all'interno del giardino almeno..per avere una pur pallida idea del posto. Vidi un viale ed in fondo, un grande e maestoso albero. Il suo fogliame nascondeva quasi totalmente la parte della casa che riuscì a malapena a vedere.
Mi colpì quell'albero...chissà perché !

Abbiamo poi comprato la casa W. ed io e con lei il giardino e l'albero, un albicocco ormai molto vecchio:
"Quand'ero bambino, venivo a raccogliere i suoi frutti..." ci raccontò un anziano vicino. "La casa non era recintata allora..anzi non era nemmeno una casa..solo un accenno" aggiunse.
Ed io guardavo il "mio" albicocco ora con rispetto e ammirazione. Così alto e prosperoso...chissà quali storie avrebbe potuto raccontarmi, se solo avesse potuto. La stanza da me scelta allora, come personale angolino rifugio é la stessa nella quale sto scrivendo adesso. La finestra é aperta, come allora ma lui, l'albero, non c'é più. Al suo posto, una pianta di mimosa fa entrare i suoi rami prepotentemente, avvicinandosi ai vetri, proprio come aveva fatto lui.
E' una mimosa giovane e generosa di fiori questa nuova pianta, mentre il vecchio albicocco per anni non ci ha regalato nemmeno un frutto. Ma mi ero affezionata ugualmente a lui, così come ci si affeziona ad un vecchio signore che ha ormai ben poco da dare. Ci si deve limitare a guardarlo ed immaginare una giovinezza passata e lo scorrere di una vita lungo il suo percorso.
Ricordo, una strana primavera in cui ho visto nascere dei fiori sul fogliame dell'albero, cosa del tutto nuova per me e poi, il trasformarsi dei fiori in piccoli bozzoli verdi nascosti un po' ovunque.
E con il passare dei giorni e il calore amico del sole sul fogliame, i bozzoli trasformarsi in piccole noci color rosa pallido. Mi domandavo sorpresa se, grato dell'attenzione, il mio amico albero avesse deciso di regalarci dei frutti!

Ebbene si..aveva deciso...me ne regalò a quintali davvero...ridiventando anche lui, con un orgoglio del tutto personale, un albero da frutto e non solo ornamentale.
Mi regalò dei frutti piccolissimi…,ma aromatici e dolci..povero amico mio!
Tutta la campagna intorno profumava dei suoi frutti in quell'estate così particolare. Il vecchio albicocco stava spargendo profumo ovunque, il suo modo per salutare forse? ....di dire addio?
Caddero centinaia di albicocche intorno al suo tronco raggrinzito ed io sorridevo contenta raccogliendole e grata, alzavo il capo in alto verso di lui..mentre pareva curvarsi verso di me. Un ultimo saluto?

Ho fatto tanta marmellata quell'estate ..Infiniti vasetti si sono riempiti di aroma e di dolcezze...infine sfinita...ho chiesto scusa al mio amico albero, che continuava imperterrito la sua produzione...e ho riempito dei suoi frutti molte carriole trasportandole fino al secchio dell'immondizia oltre la strada.
Avevo cercato di regalare i frutti a destra e a manca prima della drastica decisione. Nessuno li accettava..erano piccoli frutti, alcuni deformi...Nessuno dunque li voleva..e il mio pensiero, spingendo la carriola piena, andava ai paesi poveri e ad altri destini.

L'autunno seguente, il vecchio "signor albero" si é spogliato del suo fogliame, come sempre aveva fatto..e si é addormentato.
E in inverno poi, aprendo la finestra una mattina, la stessa finestra aperta adesso sulla mimosa, non ho visto più i suoi rami spogli alla mia altezza.
Li ho cercati sporgendomi,pensando di stare ancora sognando, per vedere soltanto il suo tronco accucciato su una rete di recinzione.
Le sue radici si erano sollevate da terra, i suoi rami piegati, sfiniti su loro stessi.
Scesi di corsa al piano inferiore per uscire in giardino e poter abbracciare un tronco amico… in solitudine; un abbraccio umano donato ad una pianta amica.




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