Walter si era alzato prima di me quella mattina. Aveva gią aperto la porta che dą sul giardino per farne uscire i cani.
D'un tratto sono balzata gił dal letto, ancora nel dormiveglia. Sentivo Windy piangere disperata. Uno strano. "Hoow Hoow" acuto, di grande dolore.
Sono poi caracollata letteralmente gił per le scale infilandomi la vestaglia, gli occhiali spessi messi di traverso sul naso, scalza.
"Oddio! Windy...Windy".
Il mio grido si era unito a quello della cagnetta. Walter ha mollato la pentola del latte sul fuoco. Ci siamo scontrati sulla porta d'ingresso con violenza. I miei occhiali sono caduti in terra mentre lui, gią stava correndo verso il confine del nostro giardino con quello della villa a fianco.
"Corri..., corri, corri...." gridavo, scivolando in terra, le mani a tentoni avanti a me, alla ricerca degli occhiali caduti.
"Eccola Windy...é qui!"
"E Blu?"

"Blu...Blu..." gridavamo ormai. Un urlo, due urla disperate, forti nel silenzio della campagna, ormai rotto anche da grugniti rabbiosi, grugniti cupi dal suono sconosciuto.
"Dio, č passato di lą.... č passato di lą"
Urlava ancora la voce d'uomo. Gli sono corsa dietro con la collie tricolore tra le gambe.
"Corri, corri, le chiavi.... ecco le chiavi per aprire il nostro cancello..." "E di lą come faccio?"
"Salta perdio!Scavalca l'inferriata. Salvalo!"

"Lo ammazzano... lo stanno massacrando...." e via verso il nostro cancello, per la strada, a scavalcare quello vicino.
Io, mi sono ritrovata la pompa d'acqua ridicolamente aperta in mano. Ma cosa ci facevo? Tre cani arrabbiati l'uno contro l'altro, erano lontani "miglia" da quella stupida pompa.
E io, di nuovo in terra, scivolata sulla pompa, sull'acqua, su Windy e chissą su che altro ancora.
La situazione non era affatto divertente, ma drammaticamente disperata.
Walter, di lą ormai, nell'altra proprietą brandiva nell'aria con un bastone tra le mani. Io, ora, appiccicata a una fessura di quel cancello chiuso.

Un uomo di mezza etą stava cercando di salvare, angosciosamente, il suo cane, collie, dalle fauci di altri due cani maschi, due pastori tedeschi.
Il suo viso teso nello sforzo umano di randellare, seppure con dolore, la schiena di una o dell'altra bestia, nella concentrazione veloce di. non picchiare la sua.
Aveva anch'egli violato il territorio, come il. nostro collie spavaldo. E ora, quelle belve addosso a Blu. Blu che mordeva le zampe di Rambo, e Rambo che a sua volta gli stava lacerando il lungo muso, mentre Wolf, le mascelle ben piantate sul fianco di Blu grugniva e Walter intento a brandire il bastone nell'aria facendolo scendere a picchiare, cercar di separare quelle tre belve rabbiose.
"Lasciatelo! Lasciatelo! Dio lo stanno massacrando!"

Un ritmo incessante, frenetico di morsi, di colpi, di zampilli di sangue nell'aria.
Io, sempre dietro il cancello chiuso: "Blu... Blunciii!" Chiamavo, mentre Windy, attaccata alle mie gambe, guaiva, piangeva ed infine ululava acutamente, come tante volte aveva fatto all'unisono con il suo compagno intuendo un pericolo, ma questa volta per chiamarlo, per distrarre gli altri due cani nemici.
Wolf ha infine lasciato il fianco di Blu sotto una randellata spostandosi velocemente dietro Walter.
"Attentoooo!" gli ho gridato.
E lui, veloce pił dei cani, una bastonata dietro a sč e una bastonata davanti, e un'altra, un'altra ancora. Finché dopo un tempo che mi parso infinito Wolf é scappato e Rambo si é lasciato cadere al suolo.

E Blu, preso in braccio dal suo padrone, braccia tese sotto il suo corpo, caricato come un ciocco di legno pesante, é stato portato a fatica verso quella porta chiusa.
Sangue ovunque. Chi era ferito? Walter? Blu? Tutti e due? Quei maledetti occhiali mi erano quasi inservibili
. "Prendilo, portalo a casa."
Ma quel cancello laminato e chiuso ci separava inesorabile.
"Come faccio? Anche se lo alzi al massimo le mie mani non arrivano" e poi:
"E' vivo? E tu cosa ti sei fatto?"
'E' vivo, vivo sto’ figlio di una...." e dolcemente
"Lo faccio passare di nuovo sotto la rete, vieni lģ".
Maledetta rete, rete metallica che tracciava il confine del nostro parco con quello vicino.
I cani erano arrivati tutti insieme in un giorno di festa, da cuccioli. Avevano giocato tanto attraverso quella rete crescendo. Uno si buttava a pancia all'aria imitato dall’altro. Esibizionismi infantili. Una zampetta sconfinava di lą, l'altra attraverso le maglie salutava di qua. Tre deliziosi, vivaci maschietti.
Il prato diviso divenne poi per loro "territorio". La rete, confine di una proprietą da salvaguardare, da proteggere. I giochi sempre pił dimostrazioni di sopraffazioni, di difese del proprio quartiere.

E da noi arrivņ una cucciola nera. Crebbe all'ombra di maschi divenuti adulti, possessivi. Tre "ex".amici.
Lei vezzosa ed intrigante. L'ho vista mille volte incitare il suo Blu alla lotta, aizzarlo, mentre dimostrava effusioni di simpatia ora per l'uno ora per l'altro dei cani vicini.
E dietro quei giochi, noi stupidi adulti, abbiamo sottovalutato la loro forza nascente. Solo urlacci per richiamare i nostri beniamini alla calma, al rientro pacifico in casa.
L'usura del tempo aveva fatto il resto, aveva aperto sempre pił quella falla quasi invisibile, quel passaggio assassino.
Ora ero lģ, tronchesi in mano, a tagliare in fretta la rete per non far strusciare Blu, ormai straccio di peli e di sangue, per non fargli ulteriormente male. Walter mi dava, concitato, direttive dalla parte nemica guardandosi continuamente alle spalle, incitandomi a fare presto...

E Blu é stato tirato delicatamente di qua. Walter ha scavalcato a ritroso il cancello e ritornato a casa.
Ed é iniziata una corsa dal veterinario. Una corsa all'ospedale. Guidavo e contemporaneamente m'infilavo le lenti a contatto, il vestito...e i miei piedi ancora nudi. Ma che importava?

E con l'imbrunire é ritornato il silenzio. Tornata un'altra serata. Nella stanza la luce volutamente fievole. L'atmosfera ancora carica di tensione.
Sul gas.... una pentola pił che bruciata. Del latte nessuna traccia. Le finestre spalancate, diradavano lentamente i fumi velenosi fuoriusciti per tanto tempo.
Su una poltrona accovacciato accarezzavo una piccola collie ancora tremante, impaurita.
I miei occhi due lagune con due lenti galleggianti.
Sul divano, un uomo esausto...un braccio gonfio, una mano immobilizzata. Gli occhi fissi nel vuoto.
Al suo fianco, disteso nel massimo della lunghezza, sdraiato, uno straccio di peli, solo ieri fluttuanti argentei, vaporosi. Ora sciatti, sbiaditi.
Una gorgiera folta, bianca come la neve, ora macchiata di rosso. La testa appoggiata sulla spalla del suo padrone,mesto, come per chiedere scusa, come per ringraziarlo di avergli salvato la vita.
Il. suo muso lungo dalla forma di un cono, ora gonfio, pesto, bucato, ricucito, rotondo come una palla. Gli occhi due spilli, ed una impercettibile fessura per bocca, dalla quale usciva una lingua, come al rallentatore mentre lambiva le guance dell'uomo, per ingoiarne con il sale le silenziose lacrime umane.
Nell'aria un pensiero pesante, rivolto poco lontano, al confine del nostro giardino, al di lą di una siepe, al di lą di un reticolato.




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